Grand Tour Vanvitelliano ad Ancona

In occasione del 250mo anniversario della morte del grande architetto, ecco l’itinerario delle opere realizzate o progettate da Luigi Vanvitelli in città: è un tour che potete godervi in autonomia, durante una passeggiata nel centro di Ancona e attraverso la storia architettonica del ‘700.

Tappe itinerario

Luigi Vanvitelli (Napoli 1700 – Caserta 1773), figlio del pittore e vedutista olandese Gaspard van Wittel (1653-1736), è considerato uno dei più grandi architetti italiani, capace di comporre nelle sue opere una sintesi unica di elementi barocchi anticipando nel contempo lo stile Neoclassico. È ricordato per il suo capolavoro, la Reggia di Caserta, avviata dal 1750. Prima di essere convocato da Carlo di Borbone (1716-1788) per il progetto della suddetta Reggia, Luigi Vanvitelli, formatosi inizialmente come pittore vedutista, scenografo divenne poi architetto su suggerimento di Filippo Juvarra alla cui influenza si deve la sua precoce concezione della figura dell’architetto come attore e regista delle arti e del disegno. Sotto il pontificato di Clemente XII (dal 1730 al 1740), Luigi Vanvitelli fu molto attivo a Roma e nello Stato Pontificio mettendo a frutto le sue competenze di architetto ma anche di ingegnere nella realizzazione di ponti e acquedotti. Ricevuta nel 1732 dal papa la commissione pubblica per il porto ad Ancona, proclamato dal pontefice franco nel 1732 per garantirne il rilancio sul Mare Adriatico, egli fu incaricato di altri progetti in campo pubblico, religioso e per famiglie nobili, ad Ancona e nelle Marche, che assolse anche a distanza grazie a collaboratori inviati da Roma. Oltre ad Ancona, infatti, Luigi Vanvitelli dopo aver già lavorato a Urbino (1728-1729: palazzo e cappella Albani), progettò opere per Macerata (dal 1735: chiesa della Misericordia e cappella privata del palazzo Marefoschi), Pesaro (dal 1739: chiesa della Maddalena), Recanati (dal 1746: chiesa di S. Vito), Loreto (dal 1751: campanile Basilica Santa Casa e palazzo apostolico).

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Porto antico: l’Arco di Traiano, l’Arco Clementino e, sullo sfondo, la base della Lanterna ideata da Luigi Vanvitelli

Vero e proprio capolavoro di edilizia ed ingegneria sull’acqua, è un lazzaretto costruito da Luigi Vanvitelli tra il 1733 e 1743. Sorge su di un’isola artificiale situata all’interno del porto; oggi è collegato alla terraferma da tre ponti, ed occupa una superficie di 20.000 m². Nella parte interna dell’edificio si trovano i locali che erano destinati alla quarantena, mentre quelli nella parte esterna erano usati come deposito merci. L’originalità della forma pentagonale conferisce un dinamismo rotatorio attorno al tempietto di San Rocco. Il Lazzaretto è anche un’architettura difensiva, come testimonia il suo muro di cinta e il marciaronda dotato di garitte e rivellino. Nel corso degli ultimi due secoli il Lazzaretto è stato utilizzato anche come ospedale militare e caserma, nel 1860 cessa la sua funzione ispettivo sanitaria per diventare, nel 1884, sede di una raffineria di zucchero. Nel corso del XX secolo oltre al ruolo di base militare, divenne anche sede, dal 1947, della Manifattura tabacchi. Da fine anni Novanta è di proprietà del Comune di Ancona che lo ha trasformato in una vera e propria cittadella culturale. Accanto la Mole vanvitelliana è eretta Porta Pia, monumentale accesso alla città di Ancona realizzata su commissione di Papa Pio VI, dall’architetto Filippo Marchionni tra il 1787 e il 1789 per garantire l’apertura della nuova strada “a mare” per evitare lo scavalcamento disagevole, del sovrastante colle Astagno. È un arco di trionfo a un solo fornice: la facciata rivolta verso l’esterno della città, è in pietra d’Istria con fregi di epoca barocca, ed è fiancheggiata da due lesene che sorreggono l’attico che recava una lapide dedicatoria con sopra lo stemma papale che è poi stato rimosso insieme all’iscrizione dedicatoria durante l’occupazione francese del 1797.

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Luigi Vanvitelli - Mole Vanvitelliana (ex Lazzaretto)

Il centro storico di Ancona è costellato di chiese e palazzi nobiliari ristrutturati o edificati nel Settecento: la presenza di Luigi Vanvitelli nella città pontificia infatti, concorse in maniera fondamentale al suo rilancio artistico, sostenuto dal rinnovato sviluppo economico e sociale. Nella zona tra Piazza Roma e Piazza della Repubblica possiamo ammirare la Fontana dei quattro Cavalli (sculture Gioacchino Varlè di, 1755-1758), la chiesa di S. Biagio consacrata nel 1752 su disegno di G. B. Urbini e ben decorata da G. Varlè; il superbo palazzo Jona che si distingue per il bugnato liscio in pietra d’Istria e l’angolo-cantone curvo con la targa e il festone (1759-1770); la chiesa del SS. Mo Sacramento, dal bel portale cinquecentesco e struttura rielaborata da F. M. Ciaraffoni tra 1771 e 1776 con decorazione interna di G. Varlè.

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Palazzo Jona Millo – Corso Mazzini

Proseguendo per la parte alta della città, si arriva in Piazza del Plebiscito dove svetta la monumentale statua di Clemente XII dello scultore barocco A. Cornacchini (1737) e che racchiude, oltre a eleganti palazzi rinnovati nel sec. XVIII, la monumentale chiesa di S. Domenico, consacrata nel 1788 su progetto di C. Marchionni e internamente decorata da G. Varlè. Lungo la sottostante via della Loggia, ammiriamo il tardo gotico palazzo Benincasa (nasconde affreschi di Giuseppe Pallavicini e bottega che raccontano anche i fasti dell’Ancona del tempo) e la vicina Loggia dei Mercanti la cui sala interna presenta anche sculture di G. Varlè; osserviamo i palazzi della famiglia Cresci Antiqui (n. 5, dal monumentale scalone decorato da G. Varlè) e Perozzi (n. 48) dall’elegante portale, per poi tornare lungo via Pizzecolli. Dopo palazzo Bonarelli (n. 18) e palazzo Bosdari (cinquecentesco, sede della Pinacoteca civica che custodisce disegni e stampe di Luigi Vanvitelli oltre che dipinti e incisioni del Settecento), si arriva in piazza S. Francesco dove spiccano la chiesa rinnovata nel sec. XVIII e palazzo Ferretti, dalle belle finestre timpanate.

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Augusto Cornacchini, Statua di Clemente XII- Pazza del Plebiscito

Lasciata alle spalle la chiesa di S. Francesco e ammirato palazzo Milesi (via Pizzecolli n. 41), dal bel portale e facciata attribuiti a F. M. Ciaraffoni, si giunge in piazza B. Stracca dove, di fronte il millenario palazzo degli Anziani, antica sede del Comune di Ancona con la facciata rivolta verso il mare, si staglia la vanvitelliana Chiesa del Gesù. La sua struttura originaria risale al 1605 grazie alla munificenza del conte Giovanni Nappi. Vanvitelli tra 1733 e 1743 realizzò la spettacolare facciata curvilinea, che ricalca la forma del porto sottostante e si erge su un alto basamento caratterizzato da due accessi e scale aperte da volute a foglia: spicca il pronao sorretto da colonne doriche romane chiuse fra doppi pilastri d’angolo. L’interno vanvitelliano presenta pianta a croce latina con una navata centrale scandita da colonne e paraste corinzie con una copertura a botte decorata da stucchi e medaglioni mentre le quattro cappelle laterali comunicanti fra loro – come nella palladiana chiesa del Redentore di Venezia – fungono da navate laterali. All’incrocio tra navata e transetto si erge la cupola i cui quattro “rosoni” aumentano la luminosità della chiesa, arricchita da notevoli opere d’arte tra cui spiccano la Circoncisione di Orazio Gentileschi (altare maggiore) e la Partenza di Francesco Saverio per le Indie di Sebastiano Conca (secondo altare a sinistra). A poca distanza possiamo notare palazzo Ferretti, risalente al sec. XVI (progetto attribuito a Antonio da Sangallo il Giovane), oggi sede del Museo Archeologico Nazionale delle Marche: fu ampliato e ristrutturato tra 1752 e 1774 su progetto di Luigi Vanvitelli, che lo dotò anche di una terrazza e scalinata verso il mare, di un monumentale scalone con sculture di G. Varlè e probabilmente del bel terrazzo che si nota sulla facciata.

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Luigi Vanvitelli – Facciata della Chiesa del Gesù

Superata la chiesa dei SS. Pellegrino e Teresa rinnovata nel Settecento e perno della piazza del Senato, dove si nota palazzo Ferretti del Pozzolongo (oggi palazzo Arcivescovile) con facciata rinnovata nel sec. XVIII, si procede salendo verso la Cattedrale di S. Ciriaco. Nella Cattedrale di S. Ciriaco osserviamo il rigore progettuale del Tempietto delle Reliquie, un’edicola ellittica nella Cappella della Madonna realizzata da Luigi Vanvitelli tra 1738 e 1739 in un contesto preesistente barocco oggi non più visibile sulla base di diverse esigenze risolte in maniera unitaria: essa infatti doveva accogliere l’immagine della Madonna molto venerata dalla comunità, costituiva il dossale dell’altare antistante, era destinata a esporre dalla balaustra soprastante le reliquie e forse poteva essere utilizzata come pulpito. Scendendo verso il porto antico si ammira l’Arco romano dedicato all’Imperatore Traiano che per primo ha capito e valorizzato il potenziale strategico del porto dorico: in marmo greco, attribuito ad Apollodoro di Damasco, è uno dei simboli di Ancona (114/115 d. C). Pochi passi ancora e si raggiunge un secondo arco, quello Clementino, progettato da Luigi Vanvitelli (1735-38), per celebrare papa Clemente XII. Si tratta in realtà di una porta dalla quale si doveva accedere alla città dal nuovo Braccio antico del porto, prolungamento del molo romano. La facciata che guarda verso il mare è in pietra d’Istria, con lesene e colonne doriche su piedistallo; nel fregio si alternano triglifi e conchiglie mentre un festone incornicia e solleva elegantemente l’attico. Ultima tappa il Forte della lanterna, progettata da Carlo Marchionni, incaricato nel 1756 di seguire i lavori di ristrutturazione del porto iniziati dal Vanvitelli. Il Forte venne eretto nel 1774 all’ingresso del porto ma di esso rimangono solo le mura perimetrali del basamento. Tornando verso la città, si possono scorgere interessanti monumenti e resti di edifici storici quali le portelle della Dogana, Palunci e Torriglioni; le mura del porto e la Casa del Capitano fino a raggiungere la Portella S. Maria che vi condurrà nel centro della città, attraverso Via della Loggia.

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Luigi Vanvitelli, Edicola della Maria Regina di tutti i Santi - Cattedrale di S. Ciriaco

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