Ancona ebraica: storia di una comunità

L’esperienza che ci porta alla scoperta dell’Ancona ebraica

Probabilmente gli Ebrei erano presenti ad Ancona già quando la Città era un ricco emporio greco/piceno e la testimonianza dell’esistenza di una Comunità israelitica si trova in diversi luoghi della città antica.
Per seguirne le tracce si consiglia di partire dal luogo dove si trovava il portone principale del Ghetto allo sbocco di via Lata nell’attuale Corso Mazzini. Il Ghetto, istituito nel 1555 per volontà di Papa Paolo IV, era formato da strette vie che si arrampicavano verso il colle Astagno. Lo spazio era talmente ristretto che, ogniqualvolta la popolazione di religione ebraica aumentava, si dovevano alzare le case perché non era possibile abitare fuori dal recinto.

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Via Lata

Incamminatevi lungo via Lata, che ne rappresentava la strada principale e confrontate l’altezza dei palazzi superiore con quelli della stessa epoca presenti in altre parti della città. Attraversate l’attuale Corso Garibaldi, per la cui realizzazione nel 1861/66 fu abbattuto parte del Ghetto, e continuate verso Corso Stamira. All’angolo destro trovate Palazzo Ajò, il più bello di tutto il Ghetto, fatto costruire da una famiglia di ricchi commercianti. Al suo interno vi è uno splendido scalone e un salone abbellito da affreschi raffiguranti scene della Bibbia.

Ancona Ebraica: storia di una comunità

Attraversate anche Corso Stamira, ottenuto anch’esso con l’abbattimento delle misere case del Ghetto nel periodo 1931/38. Questo “risanamento” fece una vittima illustre: la sinagoga rinascimentale di Rito Italiano.

Ancona Ebraica: storia di una comunità

Dopo aver calpestato la carreggiata proprio dove si trovava l’antico Tempio, salite l’erta di via Astagno e sulla sinistra troverete l’edificio che ospita le nuove sinagoghe: quella di rito italiano e quella di rito levantino.

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La Sinagoga

Inaugurata il 14 settembre 1876 racchiude arredi e testi sacri risalenti al XVI e XVIII secolo. L’aron- ha – kodesh (armadio che contiene i rotoli della legge) e la tevà (pulpito) provengono delle antiche sinagoghe demolite.

Ritorniamo ora sui nostri passi non prima di esserci soffermati a pensare alla tragedia della Shoah davanti alle “Pietre d’Inciampo” che l’artista tedesco Gunter Demnig ha posto nei luoghi che le vittime hanno frequentato. Ne troverete 8 tra via Astagno e corso Garibaldi mentre altre 15 sono sparse in vari luoghi della città.

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Pietre d'inciampo

Giunti in piazza Roma, risalite via Carducci e girate a destra in Corso Matteotti. Dopo 200 metri, troverete delle scalette sulla sinistra che vi porteranno in piazza Malatesta. Questo spiazzo, che si trovava fuori delle mura cittadine fino al 1861, si chiamava anticamente “Campo della Mostra” e fu testimone di uno dei più terribili “autodafè” (atto di fede) avvenuti in Italia. Qui nel 1556 ventiquattro marrani (ebrei di origine portoghese costretti a convertirsi) tra cui una donna, che si erano rifiutati di rinnegare la loro fede, dopo essere stati impiccati, furono arsi nella pubblica piazza in esecuzione di una sentenza dell’Inquisizione.

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Piazza Malatesta

Usciamo ora dalla parte opposta della piazza e prendiamo la salita che ci si presenta davanti. Dopo un centinaio di metri ci troviamo all’ingresso del Parco del Cardeto. Il versante del Colle che troviamo alla nostra sinistra è interamente occupato dal vecchio Cimitero Ebraico comunemente chiamato dagli anconetani “Campo degli Ebrei”. Istituito nel 1428 è rimasto in funzione fino al 1863 quando fu realizzato il nuovo cimitero cittadino, una parte del quale fu riservato alla sepoltura degli israeliti. Questo antico luogo di sepoltura, uno dei più vasti d’Italia, presenta più di mille lapidi che vanno dal XIV fino al XIX secolo ed è un po’ la sintesi della presenza ebraica in Ancona. La posizione, caratterizzata dall’immediata vicinanza della rupe che si butta nel mare, ne fanno un luogo mirabile in cui fermarsi a meditare ammirando l’Adriatico.

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Campo degli Ebrei

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